venerdì, dicembre 07, 2007

Inzaghi, re del gol d'Europa

SuperPippo: "Giusto chiudere la carriera al Milan, squadra indimenticabile"


Al via su SKY Sport 1, I signori del gol, un approfondimento di un’ora dedicato ai più grandi goleador europei in attività. Cinque appuntamenti per altrettanti campioni, il giovedì dalle 21 su SKY Sport 1. Si comincia giovedì 6 dicembre con tutti i gol e un’intervista esclusiva al re del gol in Europa, Filippo (Pippo) Inzaghi, che nell’ultima partita di Champions League contro il Celtic (nella foto, la sua rete), ha stabilito il nuovo record di 63 reti realizzate nelle competizioni europee, superando così il tedesco Gerd Muller.


- L’UEFA ha deciso di togliere i 7 gol fatti da Müller in Coppa delle Fiere. Che cosa ne pensi?
"C’era un po’ di confusione all’inizio, poi la cosa è stata chiarita. Se avessi dovuto fare 69 gol, ci avrei provato e sarebbe stato più difficile ma l’UEFA non conta i gol in Coppa delle Fiere e quindi mi ha dato una mano".


- Muller ha segnato nella Coppa Intercontinentale contro il Cruzeiro nel ’76…
"Spero di riuscirci anche io, anche se i gol FIFA non contano. Sarebbe bello chiudere il cerchio dopo aver segnato quest’anno sia ad Atene che a Montecarlo".


- Ti ricordi del Müller giocatore? Cosa aveva in comune con te, tecnicamente?
"Non me lo ricordo, me l’hanno raccontato perché per me era un po’ dura vederlo. Mi ha fatto molto piacere quello che ha detto di me, lo ringrazio. Ho letto le sue parole e dette da uno come lui, fanno un certo effetto e mi riempiono di orgoglio. Mi hanno spiegato che era un uomo d’area, uno che sfruttava il lavoro dei compagni, i cross. Quando ho sentito questo, ho capito che qualcosa ci accomuna".


Sul feeling con i tifosi…
"È sempre stato qualcosa di bello nelle squadre dove ho giocato. E col Milan è sempre stato speciale, fin dal primo giorno. Dove sono andato, sono sempre stato accolto bene, anche da avversario. Qui al Milan ci fu subito una scintilla particolare perché la gente capisce quando ce la metti tutta. Poi, puoi fare bene o male, ma mi vanto di avercela messa sempre tutta e di non potermi rimproverare niente".


- Hai mai rifiutato un autografo?
"No, perché sono stato anch’io un tifoso. E quando ero un bambino, andavo a vedere il Piacenza e ci sarei rimasto male se qualche giocatore mi avesse rifiutato l'autografo. Poi anche noi abbiamo le giornate storte, in quelle si sta a casa e non si va in giro, o almeno non si va nei posti dove ti chiedono tanti autografi. Il rapporto con la gente lo sento, mi dà la carica, mi nutre. Per fortuna, ci sono la gente, lo stadio e i bambini".


- Quali erano i tuoi giocatori preferiti, da piccolo?
"Ho una foto con Fiorini, ora scomparso, il mio preferito. Poi Cornacchini, De Vitis, Paolo Rossi e van Basten, sono stati i miei modelli e i miei preferiti".


- Che obiettivi ti sei dato nella tua vita professionale?
"Quando sono venuto al Milan speravo di poter vincere qualcosa, è stata una scommessa, perché alla Juve stavo bene, ero stimato, avevo fatto 90 gol in 4 anni. Era una bella scelta, difficile, ero sempre stato un avversario del Milan, gli avevo fatto tanti gol. Farmi accettare e fare bene, a 28 anni, rimettermi in discussione, non era semplice. L’ho accettata e credo di averla vinta, riguardando le notti di Manchester e quella di Atene. Quella è stata la notte della mia vita, un qualcosa che si sogna e che per dieci giorni non mi ha fatto chiudere occhio. Quella partita ti ripaga di tutto e forse mi ha dato fin troppo, onestamente".


- Fra tutte le tue vittorie, Atene resta la notte più bella?
"Una finale fa la differenza. Nel 2003 avevo fatto tanti gol, avevo avuto la fortuna di vincere e negli anni capisci che sono le vittorie di squadra a contare, più di un gol personale. Però, due gol decisivi in una finale di Champions League, non puoi renderti conto di quello che possono scatenare in te. Avevo gli incubi, mi sono svegliato tante volte pensando che fosse tutto un sogno, perché era il sogno che avevo da bambino, quello di fare un giorno due gol in una finale di Coppa dei Campioni e vincerla. Si è realizzato e ringrazio il cielo di avermi dato questa possibilità".


Oltre ad Atene, ci sono stati altri gol decisivi?
"Tutti i tifosi mi ringraziano per i gol di Atene ma la cosa strana è che tutti mi fermavano prima di Atene per il gol del 3-2 con l’Ajax, anche se in realtà non è mio, quell’azione ci permise di andare a Manchester, io feci il pallonetto sul portiere e Tomasson sulla linea toccò la palla, all’ultimo minuto. Non è nei 63 ma per quel gol mi ringraziano spesso, è una cosa strana".


Come fai ad essere così decisivo e fare così paura agli avversari?
"Ricordo una cosa che ha detto un mio ex allenatore, Gigi Cagni, cioè che quello che fa la differenza sono i miei tempi di gioco. Siccome lo stimo, credo che abbia detto una cosa giusta perché sul tempo, sulla rapidità, nell’istinto credo che madre natura mi abbia dotato di qualcosa che a volte mi fa arrivare sulla palla sapendo già prima che la palla poteva arrivare lì. Certe volte ha spaventato anche me questo fatto, il prevedere quello che potesse succedere".


Gigi Cagni è uno degli allenatori che ti ha insegnato i movimenti giusti. In che cosa sei cresciuto negli anni?
"Cagni all’inizio era duro, però a vent’anni credo fosse giusto. Davanti a me avevo tanta gente più grande che, insieme a lui, mi ha fatto capire determinate cose e ho cercato di metterle in pratica. Mangiare bene, dormire alle ore giuste, tutto credo ti dia qualcosa in più. E siccome mi ha dato tanto all’inizio, lo faccio anche adesso, che ho quasi 35 anni. Cerco di stare meglio possibile perché nel mio ruolo è importante. Poi, la passione è sempre tanta".


Che cosa pensi del dribbling?
"Non è nelle mie qualità principali, lo lascio fare agli altri. Cerco di sfruttare la situazione dopo che hanno fatto il dribbling".


Sui rigori segnati…
"Non ce ne sono molti e questo rende il record ancora più bello. Avere usufruito di pochi rigori rende ancora di più l’idea della difficoltà di realizzare così tanti gol. I rigori li ho tirati quando ero all’Atalanta e vinsi la classifica dei cannonieri, ero il centravanti. Ne tirai sette e ne sbagliai uno. Non ero male come rigorista. Poi alla Juve c’era Del Piero, bravissimo come rigorista. Al Milan ci sono Pirlo e Kaká ed è giusto che siano loro i rigoristi".


I difensori più difficili da incontrare?
"Ho avuto a che fare con tantissimi difensori. Mi ricordo i duelli con Maldini e Costacurta perché era difficilissimo superarli. Anche quelli con Nesta che adesso è mio compagno. Adesso affrontare quelli dell’Inter è molto dura perché sono tutti fisicamente messi bene, Materazzi, Cordoba, Samuel. Con questi difensori è dura se non stai bene fisicamente".


Il Milan ti ha aiutato a maturare? Chiuderai qui la carriera?
"Sono arrivato al Milan in un età in cui migliori non tanto da un punto di vista fisico ma psicologico. Tante cose le affronti in maniera diversa. Quello che è successo al Milan è davanti agli occhi di tutti, è qualcosa di indimenticabile. Penso sia giusto chiudere al Milan dopo tutto quello che abbiamo vissuto insieme".


Alcuni dicono che il Milan è vecchio e appagato. Queste sono le maggiori critiche attuali…
"Credo che le risposte si debba darle sul campo e credo che il Milan l’abbia sempre fatto. Anche l’anno scorso, in questo periodo, si dicevano le stesse cose e poi abbiamo vinto la Champions League, la Supercoppa Europea e non abbiamo sentito più nessuno. Dobbiamo continuare a vincere senza dimenticare che questa squadra, negli ultimi cinque anni, ha fatto tre finali di Champions League, per cui merita rispetto. E poi il Milan ha anche i giovani, per cui non si potrà giocare sempre noi, ci sarà il turnover. C’è un mix ideale di giocatori di esperienza e giovani di grandi prospettive. Siamo a posto così".


I tuoi prossimi obiettivi…
"L’Intercontinentale è il primo obiettivo. Siamo partiti dal raggiungimento del quarto posto nel 2001, che sembrava difficilissimo, e siamo arrivati a vincere due Champions League e lo Scudetto. A questo gruppo manca solo l’Intercontinentale e quindi dobbiamo cercare di fare di tutto, dopo Atene e dopo Montecarlo, per chiudere il cerchio. Sarebbe fantastico. Bisogna pensare che ci sono gli altri e che il Milan non può sempre vincere, però ce la metteremo tutta e quando torneremo, avremo modo di pensare a recuperare punti in campionato, è la cosa che ci preme di più".


È più un peso o un piacere essere un punto di riferimento?
"Un piacere. Sappiamo che c’è tanta gente che ti guarda, tanti bambini. Purtroppo non siamo sempre perfetti perché c’è l’agonismo, c’è la posta in palio. Quando cresci capisci che tanti bambini ti guardano e cerchi di dare degli insegnamenti positivi".


Berlusconi dopo Atene ti ha scritto che sei il Babbo Natale del Milan…
"Ne sono molto felice. Con lui ho un rapporto particolare. Se sono al Milan lo devo a Berlusconi e a Galliani che mi hanno voluto e mi hanno fatto prendere quella decisione, perché sentivo che ero benvoluto e che mi volevano a tutti i costi. Quando prendi queste cose magari prendi anche una decisione difficile ma con grande convinzione. Li ringrazio perché insieme abbiamo costruito qualcosa di eccezionale".


Una classifica degli allenatori che hai avuto…
"Fare una classifica penso non sia giusto, tutti mi hanno dato qualcosa. E chiaro che l’allenatore con cui ho il maggior legame è Ancelotti perché l’ho avuto per tanti anni, abbiamo condiviso tante vittorie, è una persona straordinaria. A volte deve fare delle scelte, sa che mi arrabbio quando sto fuori ma sempre nel rispetto per la persona, non c’è mai stato uno screzio tra noi, una parola di troppo. È normale che abbia vinto e che abbia un buon rapporto con i giocatori, perché con lui è facile legare perché è una persona speciale. Non posso dimenticarmi di Cagni, l’ho chiamato subito quando l’hanno esonerato perché penso non lo meritasse e glielo volevo far sapere. Anche dopo la finale di Champions league, alle nove del mattino, appena ho trovato un telefono libero l’ho chiamato perchè mi aveva scritto delle cose belle il giorno prima. E poi Mutti, che mi ha voluto a Leffe, mi ha fatto crescere, mi ha portato a Verona in Serie B. E ancora Mondonico all’Atalanta, Scala a Parma, altra persona straordinaria. Ho sempre avuto un ottimo rapporto con tutti".

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